Non avrei mai immaginato che la mia passione per la montagna mi avrebbe portato a studiare così da vicino la flora alpina italiana. Tutto è iniziato in modo molto semplice: un’escursione d’estate nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, un paesaggio mozzafiato, e uno di quei libri che ti cambiano la prospettiva. Lo zaino era pesante, ma dentro avevo infilato Flora alpina di Aeschimann, Lauber, Moser e Theurillat, un volume che fino ad allora consideravo più da scaffale che da sentiero.E invece mi sono ritrovato, metro dopo metro, a cercare conferme tra le pagine per ogni pianta incontrata. Il silenzio dell’alta quota, interrotto solo dai miei passi e dal fruscio delle pagine, mi ha aperto un mondo. Scoprire che ogni fiore ha un nome, una storia, un habitat preciso, mi ha fatto sentire minuscolo e, allo stesso tempo, parte di qualcosa di infinitamente più grande. La flora alpina, che fino a quel momento era solo “verde” generico ai miei occhi, ha iniziato a parlarmi. Ed è lì che è nata una passione che non mi ha più lasciato.